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Civitate Murcona: la contea yriana del castello alipergo fo covotate hurcona della contea di Caurato e le chiese di Santa Maria

Riferimento: 9788872973981

Editore: ABE
Autore: Bascetta Arturo
Pagine: 128
Formato: Libro in brossura
Data pubblicazione: 14 Novembre 2024
EAN: 9788872973981
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Descrizione

Castello Alipergo di Civitate Caurato non fu né Buonalbergo e né Corato, per lo stesso motivo che Morcone non è Civitate Murcona e Ariano Irpino (ex Ariano degli Arianesi di Puglia) non è l'antico e imprendibile Castello di Riano degli Ariani di Yriano, fondata a suo tempo dai Salernitani di Arechi II, Principe vicario di Carlo Magno in veste imperiale d'Oriente, sulle terre dei Beneventani. Quindi le rifondazioni cattoliche delle terre feudali inglobate nelle diocesi non si possono confondere con le precedenti città di rito misto o i castelli longo/normanni siti sul finire della via Francigena, fra le lapidi troiane disseminate lungo il fiume Candelaro del Gargano. Da questo testo, che è una raccolta di documenti posti al confronto dal veterano autore, si evince come i popoli italici, fuggiti e migrati dall'antica Teate, avessero fondato e abitato l'Apulia di Teano Apulo, dopo i disordini del 950 dopo Cristo. Da qui la prima fondazione di Caurato, sul cui territorio nacque il Castello di Alipergo, di cui si fece padrone la stirpe degli Altavilla quando era capeggiata da Roberto il Guiscardo, sposandone l'erede Alberada, per poi ripudiarla per ampliare la conquista slava del suo esercito di Bulgari che l'adoravano come Re di Rama. Ne seguirono gli scontri ora con il Papa, ora con l'Imperatore e il Castello di Alipergo passò di padre in figlio, ora con un dominatore, ora con l'altro, sfidandosi per quasi un secolo la stirpe dei dell'Aquila chiamati Loritello, siciliani di Gaeta e Capua, con la stirpe degli Altavilla, siciliani di Palermo, contro i Sanseverino del Tricarico di Caserta, tutti successivi, e successori, dei primi Normanni insediati a Capua dai Salernitani della stirpe dei Franchi Drengot, seguiti ai Longobardi di Arechi II, vicario di Carlo Magno della stirpe dei Capetingi. Il viaggio si conclude con la riconquista dei feudi diocesani, scippati a Montecassino e donati all'abbazia Sofiana della nuova Benevento, dopo la distruzione della capitale (di rito misto) del Regno di Puglia, chiamata Urbe Baroli, surclassata dall'arcidiocesi di Trani, indi da Barletta, divenuta vicaria dell'Oriente, con la nascita del Regno di Gerusalemme, che sancì il definitivo crollo di Costantinopoli e della sua vicaria italica di Urbe Regina, antica Hea Apula, dell'Apulia di Canosa.