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Teodato. La caduta del regno ostrogoto d'Italia

Riferimento: 9788899470272

Editore: 21 Editore
Autore: Massimiliano Vitiello
Collana: Aspettando i barbari
Pagine: 350
Formato: Libro in brossura
Data pubblicazione: 07 Dicembre 2017
EAN: 9788899470272
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Descrizione

Educato in filosofia platonica anziché nell'arte della guerra, Teodato non faceva parte dei piani di successione di Teodorico. La sua nomina inattesa a coreggente da parte di Amalasunta, sua cugina, lo trascinò negli intrighi della corte gotica. Teodato avrebbe presto cospirato con i nemici della regina per liberarsi di lei, con cui non era mai stato in buoni rapporti. Tuttavia, una volta sul trono d'Italia, le sue carenze in materia politica e militare lo resero un re inefficiente e pericolosamente incompetente. Sconfitto dall'imperatore Giustiniano, Teodato venne presto assassinato e il suo popolo lo rimpiazzò con un re guerriero. In questo libro, Massimiliano Vitiello esplora rigorosamente l'immagine di Teodato e ne ricostruisce la biografia nel complesso quadro della diplomazia e degli intrighi politici del sesto secolo d.C. Ritraendo la figura tragica di un sovrano incapace, il cui breve regno accelerò la fine dell'Italia ostrogota, l'autore fa luce sulla vita di Teodato e sulle dinamiche politiche del mondo mediterraneo di quel periodo. Teodato era il figlio di Amalafrida, la sorella del re ostrogoto Teodorico. Nacque in casa di suo zio in Mesia o forse nei Balcani probabilmente sul finire degli anni '80 del V secolo. Trascorse la sua giovinezza al palazzo di Ravenna, dove ricevette un'educazione di tipo tradizionale romano, appassionandosi di lettere e di filosofia platonica. Sebbene appartenesse alla dinastia degli Amali, non venne mai preso in considerazione per il trono d'Italia, che Teodorico nel 526 lasciò all'appena decenne Atalarico, il figlio di sua figlia Amalasunta. Tuttavia, non appena otto anni dopo il giovane re morì, Teodato venne chiamato a corte da sua cugina, la quale lo nominò coreggente. Non contento di regnare con pari poteri insieme ad Amalasunta, verso la quale serbava vecchi rancori, e fomentato dalla fazione gotica ostile alla regina, Teodato si liberò presto di sua cugina, deponendola e poi mandandola in esilio su un'isoletta nel lago di Bolsena. Qui poco tempo dopo venne assassinata. Macchiandosi di tale delitto, Teodato aveva compromesso la sua immagine di sovrano di fronte ai Romani e Giustiniano trovò in questo episodio il pretesto per iniziare la guerra di annessione al suo impero del regno ostrogoto d'Italia. Sconfitto ripetutamente dall'esercito di Belisario in avanzata, Teodato venne deposto dal suo popolo in armi, che elesse re il guerriero Vitige. Poco dopo sarebbe stato assassinato dai sicari del nuovo re.