La casa dei giochi

Kismet è conscia che gli undici amici faranno ritorno aggrappati a quella realtà premurosamente servitagli su un piatto d'argento, ma il suo vero scopo è l'aiuto più grande sia suo privilegio donare agli uomini, l'essenza del suo stesso essere: imprimere nelle loro difficili vite il sottile, consolante, spirituale germe del divino ovvero la capacità di trovare il miracolo in se stessi, tenendo viva la folle, disperata convinzione che qualcosa di meraviglioso possa sempre arrivare a rivoluzionare tutto. Il sole ha già fatto capolino e i primi raggi colpiscono i finestrini delle auto che in fila stanno uscendo. L'ultima si ferma. Maria correndo torna al cancello e rivolta verso di lei quasi potesse vederla, si sbraccia in un accorato addio che investe Kismet come un tiepido, profumato, terrestre vento primaverile. Restituisce commossa il suo saluto. Un arrivederci forte, reale, tangibile pervade Maria. Un affettuoso, caldo abbraccio diretto all'anima, l'unica in grado di trasmettere ciò che altrimenti attraverso la vista, ingannevole senso, occhi umani non avrebbero mai potuto cogliere.