Libro acquistabile con carte di credito e carte prepagate Postepay.

 

Libro acquistabile con Carta Docente.

 

Libro acquistabile con Carta Cultura Giovani e Carta del Merito.

 

Libro acquistabile in tre rate mensili Klarna.

 

Il costo del libro sarà addebitato solo all’avvio della consegna.

 

Scegli il punto di ritiro dei libri più comodo.

Comico e il tragico a teatro nel secolo del serio (Il)

Riferimento: 9791254862117

Editore: Pacini Editore
Autore: Fiorentino F. (cur.), Porcelli M. G. (cur.)
Collana: I libri dell'associazione Sigismondo Malatesta. Studi di teatro
Pagine: 210
Formato: Libro in brossura
Data pubblicazione: 22 Maggio 2023
EAN: 9791254862117
Non disponibile
25,00 €
IVA inclusa
Quantità

Descrizione

«Il punto di partenza di questa ricerca malatestiana consisteva nell'indagare in che maniera, nel corso dell'Ottocento, fossero studiate, messe in scena e recitate opere teatrali appartenenti ai due generi più illustri della tradizione: la tragedia e la commedia. L'ipotesi, infatti, era che il XIX secolo rileggesse in chiave seria sia il genere comico, sia quello tragico. Si intendeva così raggiungere un ulteriore obiettivo: comprendere per contrasto in cosa consistesse quella moderna attitudine stilistica che va sotto il nome di serio, tipica del secolo borghese. In questa breve introduzione, tenendo presenti i contributi del volume, proveremo a esemplificare, a partire dalla ricezione del teatro di Molière a fine Ottocento, alcuni tratti che ci sembrano poter definire la conversione del comico molieriano al serio. Anche Molière non fu infatti esentato da critiche e ripensamenti che testimoniano l'affermarsi di una nuova drammaturgia che, se non poteva prescindere da una tradizione illustre, d'altra parte si proponeva di correggerla. Il primo sintomo di questa modificazione del gusto è dettato dall'insofferenza verso quella che potremmo definire la genericità del teatro classico, colpevole di non precisare lo statuto dei personaggi, le loro esperienze morali e psicologiche, la loro vita precedente all'entrata in scena. Jules Lemaître poteva infatti accusare La semplificazione della biografia e della condizione sociale dei personaggi e anche la pressoché totale assenza di dettagli precisi sulla loro condizione e sul loro passato. Tali dettagli, cui i drammaturghi ottocenteschi supplivano per le loro pièce con frequenti e abbondanti didascalie, sarebbero necessari alla comprensione del carattere di Alceste o di Célimène nel Misantropo. Per la sensibilità del grande critico teatrale il personaggio classico, ridotto quasi sempre alla mania o alla sola dimensione sentimentale, appare non sufficientemente modellato. Ciò che gli manca è una estensione propriamente romanzesca. Il tempo del teatro classico è percepito come un'astrazione dal tempo reale, che ormai si identifica con quello del romanzo...» (dall'introduzione)