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Chè non si può definire l'amore. Emozioni in versi

Riferimento: 9788832941043

Editore: Edizioni Il Papavero
Autore: Mauro Gianni
Formato: Libro in brossura
Data pubblicazione: 15 Maggio 2022
EAN: 9788832941043
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15,00 €
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Descrizione

«Sapete, è difficile pubblicare un libro di poesie senza essere presi da mille dubbi, da continui ripensamenti. Quando ti confronti con scrittori o poeti geniali, che ti hanno preceduto, hai paura anche solamente a pensare: Dio mio, ho scritto una poesia! Ma sarà veramente una poesia?... O è un insieme di pensieri liberi che tumultuano nel tuo animo e per liberartene hai bisogno di trascriverli su un foglio di carta per poi riguardarteli con attenzione e capire il tuo inconscio cosa ha voluto comunicarti? Questo, perché sono convinto che la Poesia sia la forma più alta, (e quindi la più difficile) di scrittura possibile. Il geniale Scrittore William Faulkner diceva di aver provato, prima di tutto a scrivere poesie ma, considerata l'estrema difficoltà, era sceso di un gradino e aveva provato a scrivere racconti. Alla fine pare che si sia arreso ed abbia scritto semplicemente dei romanzi (n.d.a. Regalandoci, peraltro, dei capolavori quali L'urlo e il furore, Mentre morivo...) Io scrivo non perché voglia essere definito uno scrittore o un poeta. Scrivo perché amo scrivere, così come amo leggere o vedere del buon teatro, ascoltare buona musica o rimanere incantato dinanzi a uno straordinario tramonto amalfitano. La scrittura per me è un bisogno, un'esigenza! E come tale non è finalizzata assolutamente a niente, così come dovrebbe essere qualsiasi altra manifestazione creativa ed espressiva (come la pittura, la musica, ad esempio). Io non ho mai pensato nella mia vita di dover scrivere per una finalità premeditata. Per me la scrittura è un momento catartico, liberatorio... Credo che la scrittura in generale sia una sorta di comunicazione con noi stessi. Travasando nello scritto la parte istintiva, non mediata dalla ragione, di noi, riusciamo a informarne le nostre, deliberatamente o meno, troppo sopite coscienze» (Di Gianni Mauro).