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Il raffreddamento di diritti fondamentali come limite alla politica criminale

Riferimento: 9788813390273

Editore: CEDAM
Autore: Manca Giovanni
Collana: Trattato breve di diritto penale
Pagine: 252
Formato: Libro in brossura
Data pubblicazione: 17 Ottobre 2024
EAN: 9788813390273
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Descrizione

Sull'onda del controverso percorso abrogativo dell'abuso d'ufficio (l. 9 agosto 2024, n. 114), giustificato col bisogno di superamento radicale della «paura della firma» e della «burocrazia difensiva» quali fattori di paralisi dell'agire amministrativo, e di due precedenti pronunce della Corte costituzionale - l'una (n. 8/2022) sulla riscrittura delimitativa, operata nel 2020, del medesimo art. 323 c.p., e l'altra (n. 150/2021) sulla tutela del free speech dalla possibile autocensura indotta da previsioni di pena detentiva indefettibile (c.d. carcere per i giornalisti) - sta riscuotendo crescente attenzione il dibattito su un peculiare limite che i fondamenti liberali del diritto penale pongono alla politica criminale, richiedendo che le norme penali, quando vietano condotte limitrofe all'esercizio di diritti fondamentali, siano scritte e applicate in modo da evitare che, al fianco delle condotte tipiche, siano concretamente scoraggiate anche quelle atipiche in cui si sostanzia l'esercizio del diritto fondamentale. Consolidato dal secondo '900 nella giurisprudenza costituzionale statunitense (chilling effect doctrine) e tedesca (Einschüchterungseffekt), il tema dell'«effetto di raffreddamento» si afferma anche in Italia, così, quale argomento dei giudizi di costituzionalità e quale matrice di scelte legislative, non rinvenendo, però, agganci immediati nella dogmatica penalistica italiana. L'innesto argomentativo ha generato, perciò, una dialettica imperniata per lo più sull'alternativa tra validare l'argomento perché vanta un efficace background esperienziale in altri ordinamenti, e rigettarlo come corpo estraneo perché non se ne individua natura e collocazione nel nostro. Scandagliato il dibattito italiano ed eurounitario, e individuati i peculiari strumenti e le chiavi di lettura offerte dalle matrici comparatistiche statunitensi, tedesche e spagnole, il volume si propone l'obbiettivo di individuare una collocazione dogmatica dell'«effetto di raffreddamento» nel Pantheon del nostro diritto penale. Muovendo dalla solida base della «scienza dei limiti» imposti alla politica criminale dalla necessità che il diritto penale produca più benefici che danni, è sottoposta ad indagine la riconducibilità del «raffreddamento» - inteso come fenomeno giuridico, e non mero effetto collaterale del diritto penale - a un sovraffunzionamento della generalprevenzione negativa, travalicante i confini della tipicità e capace di compromettere il carattere frammentario del diritto penale: approdo intermedio su cui può fondarsi la ricerca delle soluzioni di tecnica legislativa, che il libro propone in esito all'indagine, più adeguate a contenere la deterrenza dispiegata dalle norme incriminatrici entro i confini della loro stretta tipicità.