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Delitto a ponte Santa Trinità, l'amato assassinato: Pietro Bonaventura, rivale del granduca Francesco I de' Medici di Firenze

Riferimento: 9788872971833

Editore: ABE
Autore: Bascetta Arturo, Cuttrera Sabato
Collana: Giallo Medioevo
Pagine: 200
Formato: Libro rilegato
Data pubblicazione: 19 Gennaio 2024
EAN: 9788872971833
Non disponibile
33,00 €
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Descrizione

Gli omicidi non sono tutti uguali e in questo libro non sono uguali neppure le tre storie sulla fine ingloriosa dello sposo più bello del Granducato di Toscana. L'efferata uccisione di Pietro Bonaventura, della stirpe dei Bonaventuri, gentiluomini di Firenze, rimase una macchia indelebile ai piedi del Ponte di Santa Trinita. E non solo perché il povero amante di Cassandra era a sua volta tradito dalla moglie Bianca col Granduca Francesco I de' Medici, ma anche perché furono in dodici a finirlo, mentre inseriva la chiave nella toppa di casa. Pezzi del suo cervello restarono sul muro, mentre ancora il commando, guidato dal nipote dell'amante, sferrava la coltellata n.24. Non un urlo gli uscì dalla bocca tremula, ma solo un ultimo flebile respiro di quel corpo senza vita: - Deh, non più, di grazia: poiché io sono morto! E' la stessa moglie Bianca Cappello a raccontarlo nelle sue Memorie del 1585, quelle che qui abbiamo posto al confronto con una novella di Celio Malespini, scritta appena vendi anno dopo e che lui stesso considera «istoria vera». Non contenti, come di stile, abbiamo inserito nel testo una terza cronaca tratta dal manoscritto originale di Silvio e Ascanio Corona, anch'esso dei primi del Seicento. Questo omicidio, così efferato, a cui seguì quello di Cassandra Ricci, amante uccisa sempre dal nipote, fu presto messo a tacere dal Granduca, il quale, da compagno della vedova, ne divenne sposo. La favola dell'amore ricco cancella quella dell'amore povero. La fine del bel fiorentino, che aveva rapito per amore la bella veneziana, viene così messa a tacere. È la stessa Bianca a scoprire le carte del complotto che l'ha fatta Granduchessa di cui appare mandante, pur non essendolo, proprio il Granduca. Le cronistorie di altri autori arricchiscono la premessa e l'appendice, alle tre cronache del testo trascritte in fedeltà, e aiutano il lettore a penetrare in questa storia vera. Egli si ambienta perfettamente negli anni di fine Cinquecento, respirando l'aria di quando l'amore vinceva sugli atti matrimoniali. Ma è proprio l'affetto così smodato, ineguagliabile, della favola vissuta da Bianca e Pietro, a vacillare e a mostrare il suo punto debole, ora nella forza del potere e del comando, ora in quella del danaro di una eredità, che è poi la stessa cosa. Le «corna» frapposte dai rispettivi amanti, accettate dalla forza dell'amore, cadono miseramente davanti alla possibilità di diventare ricchi. Ecco allora che il più grande dell'amore, quello che aveva falsamente rinunciato al vile danaro per essere vissuto in carne e ossa, fallisce e svanisce con la bellezza del corpo che lascia spazio solo al rammarico, al rimpianto e alla voglia di rifarsi una vita. L'arma della passione di un nuovo amante, quello che stavolta può farti diventare ricco, è l'unica salvezza dall'amore puro che ti vuole per sempre povero.