Libro acquistabile con carte di credito e carte prepagate Postepay.

 

Libro acquistabile con Carta Docente.

 

Libro acquistabile con Carta Cultura Giovani e Carta del Merito.

 

Libro acquistabile in tre rate mensili Klarna.

 

Il costo del libro sarà addebitato solo all’avvio della consegna.

 

Scegli il punto di ritiro dei libri più comodo.

Marie de Valois: la madama di Firenze una nobile di Francia nel Trecento toscano

Riferimento: 9788872971123

Editore: ABE
Autore: Cuttrera Sabato
Pagine: 180
Formato: Libro rilegato
Data pubblicazione: 10 Ottobre 2023
EAN: 9788872971123
Non disponibile
60,00 €
IVA inclusa
Quantità

Descrizione

Maria di Valois parte per Firenze nel 1326, al seguito del marito Carlo di Calabria, con il medico Capograsso di Salerno e con Cecco d'Ascoli a negromante. È giunta dalla «Maison de France» con al seguito carriaggi zeppi del «nécessaire». È la moglie del viceré di Napoli, fatto Signore della città di Dante, già divisa fra guelfi bianchi e guelfi neri. In questo libro Maria e Carlo non sono quelli bistrattati nella «Cronica» del Villani, ma nobili gentili che ripristinano le feste e ridisegnano la Signoria, allargando le cinque cerchie a 90.000 fiorentini, a 110 chiese e a mille scolari. Qui spuntano le Logge coi fanali a farla da padrone, trasformando i palazzi a corti private, dove il vizio e il gioco dei cortigiani, fra scacchi e buzzeca, e quello delle donne in fiore, con le trecce bianco-gialle, hanno preso il sopravvento sulla difesa militare. E così, mentre i duchi danno festa a Palazzo, con pranzo coreografico e scene in cartapesta, s'arena la battaglia guidata da Castruccio in nome del vicinato e degli imperiali. Maria e Carlo si riconoscono paladini e portatori di pace, finiti quasi per caso nella Congiura di Lucca; essi sono il simbolo della nobiltà del Trecento, di un «Primo Rinascimento» in nuce, quello che la Città di Firenze si appresta a vivere, ma che già parla napoletano ovunque. Nell'epistolario di giugno compaiono i migranti del sud, il Capitano del Balzo alle prese con il vizio plebeo del gioco, le tasse di S.Lorenzo, lo Statuto per Castelfiorentino, il sale del Castello di Signa, i priori delle arti. C'è tutto il contado nei libri contabili della Signoria: Contrada Spoleto, data ai mercanti; Prato, finita sotto i tassatori; Fichino, alle prese con l'ufficiale gabelliere. Ma c'è anche l'amore delle donne, quelle che si svestono del vecchiume medievale e sfoggiano capelli al vento, camicie di seta e nastri colorati sulla fronte. Ed ecco che la «Fiera delle bestie», attrazione principale per i fiorentini, bianchi e neri, marrani e narcisi, si trasforma nel salotto dei mercanti, d'oro e di seta, dove quasi s'ingolfano le potenze del popolo, le stesse che di sera si riuniscono sotto i lampioni delle Logge. Maria è parte viva di quella rivoluzionaria sfilata di vesti, indossate da maschi vanitosi e dame in carne e ossa, le due brigate d'amore, una gialla e una bianca, che sfoggiano otto giorni di bellezza sui carri colorati. Volano i nastri, intrecciati dalle dita delle dame e della Duchessa, e stupisce la «macchina del cielo», quando attraversa la piazza, mossa dagli ingranaggi che animano angeli malefici e spiritelli buonisti. Sullo sfondo c'è la storia della «Festa di San Giovanni» a cui il mercato del bestiame lasciò il passo per il commercio dei preziosi, ogni 23 giugno dell'anno, seguito dai sollazzi pomeridiani, in cui i 16 gonfaloni delle contrade sfilano a schiera. Sembra di vederli, quei nobili, sulla «ringhiera» dei signori, mentre scorrono i carri di cera e cartapesta in onore di San Giovanni e alimentano l'amore di madonna Maria, la padrona di Firenze, e delle bimbe che si rincorrono in processione come belle statuine, nella Piazza della Signoria addobbata a stelle. È qui che sfrecciano i paliotti delle Terre federate, e poi i borghesi, quelli con le vesti ricamate e foderate d'ermellino che solo a Firenze brillano fra i tendoni azzurri. Sono le cronache dei giorni più lieti di Maria de Valois, la fresca sposina di messere Carlo, bella e dolce madre che perse due eredi maschi, ma conservò il sorriso per gli scapestrati Fiorentini e per la Corte di Napoli, benché le sue reginelle, Margherita, Giovanna e Maria d'Angiò, fossero sopraffatte dai santini di Filippa la Catanese e dai fraticelli della Regina Sancia.