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Principato auctoritas solutio legibus

Riferimento: 9788892113800

Editore: Giappichelli
Autore: Marina Evangelisti
Collana: Collana del Dipartimento di Giurisprudenza. Università degli studi di Modena e R
Pagine: 261
Formato: Libro in brossura
Data pubblicazione: 30 Marzo 2018
EAN: 9788892113800
Non disponibile
35,00 €
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Descrizione

Il titolo allude ai tre cardini sui quali si fonda l'indagine, e che si trovano legati l'uno all'altro da un complesso di interrelazioni nel medesimo tempo immanenti e sempre mutevoli. Il principato di Augusto costituisce il primo referente delle problematiche legate all'origine del potere normativo imperiale, del suo fondamento, del progressivo stemperarsi per il principe del vincolo di osservanza della legge, di cui peraltro egli diventa presto unica fonte. Il nuovo, come tante volte sarà dato rilevare in seguito nella storia, si fonde con l'antico, che fornisce, nel pensiero dell'autrice, il precedente - esempi di solatio legibus si riscontrano dai tempi di Scipione Emiliano; tutti i poteri assunti da Augusto hanno i nomi usitati della tradizione giuspubblicistica repubblicana - e l'involucro formale idoneo a consentire un più tranquillante percorso innovativo, visto, a sua volta, come una progressione da un lato aliena da traumatiche cesure, ma dall'altro inesorabilmente avviata in direzione di un potere autocratico e super leges. L'auctoritas di Augusto, legata alle sue origini, ai successi politici e militari, alla peculiarità inimitabile delle doti personali del figlio adottivo di Cesare, si 'istituzionalizza' con Vespasiano in chiave di prosecuzione di quel percorso, proprio al fine di rendersi funzionale a una successione nel potere imperiale svincolata da un carisma che, in ogni tempo, tocca solo pochissimi eletti. Al tempo stesso il progressivo affermarsi della solutio legibus, che riguarda in partenza norme privatistiche di ambito matrimoniale e successorio ma che viene pressoché subito avvertita come potenzialmente in grado di produrre effetti dirompenti - di qui l'ininterrotto monito etico che trova nel leges super princìpem di Plinio una sorta di effigie antonomastica -, prosegue, almeno per un lungo tratto prima dell'esito assolutistico, accompagnandosi all'immagine di un'evoluzione sempre condotta in chiave formalmente legalitaria, un canone programmatico perseguito da Augusto con calcolata e meticolosa coerenza ma in fondo presente e percepibile anche nei principi che si sono avvicendati dopo di lui. I dogmi 'Quod principi placuit legis habet vigorem' e 'Princeps legibus solutus est, dovuti alla penna di Ulpiano ma restituiti nella veste a noi nota dai Digesto giustinianeo pubblicato tre secoli più tardi, sottendono un nodo oggetto delle più varie e divaricate interpretazioni, ma - l'autrice ne è convinta - il fascino che ancora esercitano sugli studiosi non può dirsi legata alla mera e psicologica attrattiva esercitata dall'inafferrabile, quanto piuttosto al fatto di costituire una prima radice di quel concetto di sovranità, che poi, da quelle basi, ha attraversato la storia.